La strada da seguire
3 Ottobre 2018/ di Aldo Avancini /
Quale dovrebbe essere la missione di un parco di divertimenti e come questa si dovrebbe esplicitare: l’Ing. Aldo Avancini ci dice come la pensa
Confesso che ultimamente presto maggiore attenzione a informazioni pubblicitarie che sento per radio o su cui mi cade l’occhio durante i miei spostamenti in auto. Del tipo “La nostra mission è farvi ricchi e felici”, oppure “Noi amiamo farvi viaggiare” e così via. Tralasciando per un momento la “mission” (a quando chiederemo dov’è il water closet anziché chiedere dov’è il bagno…) confesso che mi sentirei più aperto ove sentissi considerazioni del tipo: “Il nostro obbiettivo è fare soldi. Per raggiungere quest’obbiettivo (cioè per fare soldi) abbiamo scelto la via di gestire un parco, e per rendere quest’iniziativa proficua abbiamo deciso di gestirlo in maniera correttamente superba”. Dopo la prima iniziale sorpresa, comprenderei benissimo che nessuna società può vivere e prosperare senza ottenere una remunerazione dal lavoro e dal capitale! Non potrebbe dare il via a nuove iniziative, impoverendo per vecchiaia il parco stesso.
Venendo a noi e collegandoci a quanto sopra detto, un’attività ludico-ricreativa dovrebbe presentarsi dicendo: “Ho scelto di vendere divertimento, servizi e sicurezza”.
Divertimento significa sostanzialmente attrazioni, anche di vario tipo (dal puramente ludico all’educativo), che offrano comunque un ‘feeling’ non necessariamente estremo. Diversificato secondo le fasce di ospiti, il ‘feeling’ è quell’aspetto che, durante il godimento del ciclo dell’attrazione, offre una sensazione, un sentimento e una sensibilità che fanno provare all’ospite un piacere che deriva direttamente dall’utilizzo cosciente di quell’attrazione.
Servizi significa offrire all’ospite servizi tali che lo rendano contento di essere all’interno del parco. Mi riferisco sia ai servizi più usuali (ristorazione e oggettistica), che a quelli maggiormente utili (pagamenti e prelievi elettronici, servizi igienici con appendiabiti interno, un elemento quest’ultimo assolutamente necessario se non altro per appendervi la borsa, e così via) e quelli di cui si spera non aver mai necessità (per esempio, primo soccorso e sicurezza sia a livello di safety che di security).
Sicurezza significa sostanzialmente trasferire all’ospite la sensazione che si trova in un ambiente sostanzialmente protetto (tranne che contro se stesso), dove può godere sia del divertimento che dei servizi. Questo significa dotarsi di presidi di sicurezza facilmente riconoscibili, ausili tecnologici nelle varie parti del parco (questi ultimi con doverosa informazione prima dell’accesso al parco), e così via.
La considerazione finale rimane quella che non soltanto il parco deve operare nel senso di ottimizzare questi tre fattori citati, ma deve soprattutto trasferire all’ospite non solo la presenza ma anche il notevole sforzo che esso compie operativamente ed economicamente per perseguire quest’obbiettivo.
Questa sensazione è decisamente diversa dal concetto di “attrazioni senza code, ristorazione buona ed economica, nessun problema nel parcheggio, gabinetti puliti e disponibili”. Anche perché questi aspetti sono facilmente smontabili: l’ospite in coda non spende, se mangia male la volta dopo si porta il panino e se nel parcheggio trova lo specchietto rotto non torna più!
Ecco quindi che l’ottimizzazione cercata è sostanzialmente far di necessità virtù! Ma come si trasferisce l’attenzione posta dal parco agli ospiti? Sostanzialmente, a mio avviso, con il contatto diretto e indiretto con gli ospiti stessi, il che comprende più aspetti: dal personale con vestizione adeguata, pulita e in ordine, congrua con la stagionalità, alla segnaletica che sarà sì scenografica ma anche completa e chiara; dal rapporto chiaro ed adeguato con l’ospite che chiede informazioni (magari rispondendogli nella sua lingua se è straniero) alle informazioni pubbliche sempre tempestive, scritte in più lingue e precise nei tempi e nelle indicazioni spaziali.
Basta tutto questo? No certamente, ma è sicuramente un livello minimo per far sì che l’ospite esca con un buon ricordo del parco e non solamente del costo del biglietto.
Articolo estratto da Games&Parks Industry Ottobre 2018, pagina 108
Ing. Aldo Avancini / Proposta Srl / proposta_design@yahoo.it