La valutazione e riduzione del rischio nella nuova norma europea FprEN 13814-1:2018. I Parte

La valutazione e riduzione del rischio nella nuova norma europea FprEN 13814-1:2018. I Parte

12 Novembre 2018 Off Di Facto Edizioni

/ di Gianni Chiari /

Gianni Chiari, membro di vari comitati tecnici internazionali sulla sicurezza delle attrazioni, ci introduce a un tema  di estrema rilevanza.

Gianni Chiari / Membro del Comitato Tecnico CEN/TC 152, ASTM F 24, ISO/TC254

Premetto che quest’intervento non ha la pretesa di essere un corso di formazione su come sviluppare una valutazione del rischio per le attrazioni. Intendo però dare l’idea di quanto importante sia quest’attività e di come andrebbe sviluppata, e intendo farlo con un linguaggio per quanto possibile semplice e diretto, in modo da essere comprensibile a tutti, non ai soli addetti ai lavori. Viene definita comunemente “analisi del rischio” che non è un termine sbagliato, semplicemente è parziale e non rappresenta tutto il processo della valutazione del rischio, come riportato nella norma tecnica UNI EN ISO 12100 “Sicurezza del macchinario, Principi generali di progettazione, Valutazione del rischio e riduzione del rischio”.

La valutazione del rischio ha visto le sue origini nel mondo delle macchine già molti anni fa. Dal 1989, con la pubblicazione della Direttiva Macchine, è diventata il cardine della nuova strategia di sicurezza europea. In realtà nasce molto prima ed io penso che in ogni attività umana si sia sempre fatta la valutazione del rischio. Quando si deve intraprendere una qualsiasi azione della vita quotidiana non è forse quasi automatico pensare a cosa potrà succedere? Chiedersi cioè: se faccio questa certa attività che probabilità ci sono che le cose vadano effettivamente come ho previsto? E se non dovessero andare come ho previsto, quale possibile danno ne deriverebbe? Ecco, con queste semplici parole abbiamo già dato una descrizione di cos’è il rischio. È lo scostamento dai risultati attesi che potrebbe generare un danno, ovvero è una combinazione di probabilità e gravità: probabilità che qualcosa accada e gravità del danno possibile. 

Ma torniamo alle origini di quella che poi è diventata un’attività basilare in tutte le progettazioni industriali e non solo. Dicevamo che alla fine degli anni ‘80 si iniziò a rendere sistematica la valutazione dei rischi. Le prime norme tecniche introdussero i criteri di come doveva essere sviluppata nonché alcune informazioni di base necessarie a poter svolgere correttamente e concretamente quest’attività. Con il passare degli anni, queste norme tecniche internazionali si sono evolute arrivando a dare sempre più informazioni e criteri al fine di sviluppare delle valutazioni del rischio sempre più affidabili e credibili. 

Occorre subito dire che la maggior parte delle valutazioni del rischio sono di tipo ‘qualitativo’. Solo quando si hanno a disposizione delle statistiche affidabili e precise, una buonissima conoscenza del prodotto che si sta analizzando e, non meno importante, tanta esperienza e storicità sull’utilizzo di questo prodotto, si possono fare delle valutazioni del rischio ‘quantitative’ o almeno ‘semi quantitative’. 

In cosa sono diverse le qualitative dalle quantitative? La differenza sta nel misurare il rischio con un aggettivo (per esempio, medio, grande, catastrofico – analisi qualitativa) oppure con una grandezza di matrice numerica (per esempio, 3 su una scala di 16 – analisi quantitativa).

Articolo estratto da Games&Parks Industry Novembre 2018, pagina 90

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Gianni Chiari /  Membro del Comitato Tecnico CEN/TC 152, ASTM F 24, ISO/TC254  e Responsabile del progetto ‘Una giostra per tutti’. info@technicalservices.it