Colpa mia, anzi no… colpa solo tua

Colpa mia, anzi no… colpa solo tua

3 Luglio 2019 Off Di Facto Edizioni

/ di Aldo Avancini /

La responsabilità del parco in caso di incidente: i distinguo dell’Ing. Avancini.

Ing. Aldo Avancini / Proposta Srl

Riflettevo ultimamente sul valore delle parole. L’occasione mi è stata data dal fatto che volendo acquistare un’auto sono stato da vari concessionari, dove più venditori mi hanno offerto un riacquisto a prezzo garantito. Aspetto assolutamente positivo e da prendere in considerazione, ma… ragionavo tra me e me: quando quei venditori mi diranno che avrei acquistato solamente metà della suddetta auto? Analogamente nell’ascensore di un ospedale, leggere “Vietato l’uso ai minori di anni 12 se non accompagnati”, mi porta a chiedere: “Accompagnati da chi? Da altri ragazzi di sette, otto, o forse 11 anni?”

E che dire dell’ormai diffusa “parte debole” spesso mescolata al concetto di soccombente, o di qualsivoglia similare identificazione? Oggi i parchi sono costretti a prendere nota di un’incrementata propensione, da parte degli ospiti, all’accesso alla giustizia in senso lato, per ogni aspetto (sostanzialmente per qualsiasi danno presupposto derivante da colpe del parco). È triste dirlo, ma bisogna ammettere che in un parco per quanto si scriva (di avvertimenti, obblighi, pittogrammi, ecc.), per quanti avvisi e informazioni si diano agli ospiti e per quanto numerose siano le lingue di tale diffusione, non si riuscirà mai ad evidenziare in poco spazio tutte le possibili infrazioni (si noti, ho scritto ‘possibili’, non ‘probabili’) che un ospite potrebbe compiere all’interno di un parco, magari non rispettando le istruzioni degli operatori, i limiti delle attività o anche solamente muovendosi senza porre la minima attenzione al luogo in cui si trova.

Ma soprattutto, a mio avviso la domanda è: ma non è forse da ritenersi offensivo verso l’ospite del parco partire dal concetto che non sia in grado di muoversi all’interno della struttura applicando la normale attenzione che egli deve prestare alla sua personale sicurezza? Perché chiunque attraversi una strada messaggiando al cellulare, pur sulle strisce pedonali, è per principio parte debole in caso di incidente? E che dire degli ospiti che scendono o salgono su un’attrazione ancora in movimento!? E tutto questo senza mettere in conto il dolo, come nel caso di una persona che entra nel parco zoppicando vistosamente e dopo l’ingresso, denunciando una caduta, chiede l’intervento, ovviamente remunerativo, del parco!

Oggi quest’approccio rischia di portare ad alcune situazioni al limite fra il serio ed il faceto, che vanno dalla palma Washingtonia (come proteggo il ragazzo che ci sbatte contro, se ricorrendosi fra amici non si accorge della sua presenza?) alle tane di conigli nelle aree verdi degli acquatici (dove, mettendo male un piede, cadi o peggio ti rompi qualcosa) alle siepi di biancospino (con le loro spine). Non è possibile prevedere tutto questo e soprattutto formare l’ospite ad averne conoscenza e derivarne cautela nel proprio comportamento! Ma mi chiedo, è mai possibile che l’ospite non si voglia un po’ di bene, o chi è con lui (parenti e amici) non gliene voglia neanche un po’ per consigliarlo nei suoi comportamenti?

Ritengo che sia assolutamente corretto ed ammesso che in caso di incidente ci sia un riscontro amministrativo, anche giudiziario nei casi di maggior rilevanza, ma sottolineo che non esiste a priori una responsabilità netta del parco, sempre e comunque, anche quando il comportamento dell’ospite è stato scorretto, non conforme alle prescrizioni prima del costruttore e dopo del parco, non consono alle indicazioni degli operatori, professionalmente preparati e supportati nella loro azione dalla dirigenza del parco. 

Articolo estratto da Games&Parks Industry Luglio 2019, pagina 92

Ing. Aldo Avancini /  Proposta Srl / proposta_design@yahoo.it