Come acqua rovesciata su terra smossa

Come acqua rovesciata su terra smossa

3 Aprile 2019 Off Di Facto Edizioni

/ di Aldo Avancini /

L’ing. Avancini ci parla di regolamentazioni.

Ing. Aldo Avancini / Proposta Srl

Riprendo un argomento che ritengo di estrema importanza, ma poco considerato come oggetto di discussione; mi riferisco al concetto generale di “regolamentazione” – di “norma” per intenderci ed andare direttamente al punto – da me più volte affrontato.

Personalmente ritengo che una qualsiasi regolamentazione debba necessariamente generare effetti benefici ed universalmente accettati, e che all’ottenimento di questo risultato (l’efficacia della normazione) si arrivi attraverso un percorso. Questo percorso necessita di una preliminare corretta preparazione (in parte spontanea e in parte gestita) dell’ambiente a cui ci si rivolge, una scelta accurata del cuore del problema e un continuo controllo del lavoro definito per rilevarne con immediatezza eventuali difettosità iniziali o discrepanze dal risultato voluto.

Una buona norma richiede quindi:

1. un’ottima preparazione iniziale: investigazione sulle problematiche specifiche e i rischi associati, una preparazione teorica e documentale definita da tecnici con reale esperienza e conoscenza delle problematiche tipiche del settore, che costituirà il cuore della norma; 

2. la divulgazione e la preparazione dell’ambiente (leggasi uffici, tecnici, autorità che dovranno controllarne la corretta applicazione); ed infine

3. un controllo non solo sull’applicazione della norma ma anche su deviazioni non considerate in fase di preparazione/definizione della norma stessa.

Sottolineo l’importanza di dare una corretta informativa e una corretta formazione a chi sarà preposto non solo all’applicazione e al controllo dell’applicazione della norma, ma anche a tutti coloro che dovranno adeguare ad essa il loro operare (‘conformarsi’). In mancanza di questa formazione, non c’è da stupirsi che si scateni una specie di fai da te, finalizzato non tanto a recepire davvero la norma, quanto a materializzare nel famoso ‘pezzo di carta’ la ‘dimostrazione’ del proprio corretto lavorare. 

Nessuno si meraviglia se rovesciato un secchio di acqua su un terreno smosso, l’acqua si mette a fluire seguendo percorsi identificati dalla minima resistenza al flusso. Perché allora stupirsi se una norma imposta senza adeguata preparazione (il famoso terreno) ha scatenato lo stesso effetto, ovvero seguire la via meno costosa, meno difficoltosa nell’esecuzione e soprattutto quella meno invasiva come autorità di controllo? 

Il pensiero qui va a un decreto ministeriale ormai datato (quello comunemente noto come ‘18 Maggio’), salito prepotentemente alla ribalta in questi ultimi tempi e soprattutto per aspetti decisamente non positivi.

Le critiche mosse a questo decreto, il cui fine non può essere considerato che altamente meritorio, sono sostanzialmente tre, ovvero: 

1. l’avere accorpato lo spettacolo viaggiante con il parco stanziale (due entità che offrono risorse e servizi decisamente diversi ed esigono risposte assolutamente diverse fra loro); 

2. l’avere definito le necessità ma senza porre obbiettivi economici. Questo ha scatenato una corsa al più economico senza considerare qualità, professionalità e competenza del tecnico incaricato;

3. non avere verificato la disponibilità professionale del controllore imposto, il che ha portato i Comuni a presentare un ventaglio di posizioni che vanno dal no preconcetto sino alla deresponsabilizzazione del sì a priori (“Mi dicono; prendo atto”) passando per distruggenti trattative che di tecnico avevano da poco a nessun contenuto, se non la paura del nuovo e l’impreparazione all’approccio tecnico.

Lascio al lettore intuire dove è fluita l’acqua.

Articolo estratto da Games&Parks Industry Aprile 2019, pagina 84

Ing. Aldo Avancini /  Proposta Srl / proposta_design@yahoo.it