La sicurezza parte dai nostri comportamenti

La sicurezza parte dai nostri comportamenti

4 Novembre 2019 Off Di Facto Edizioni

/ di Aldo Avancini /

Il pedone che attraversa sulle strisce ha sempre ragione in caso di incidente? Questo quesito dà all’ing. Avancini lo spunto per delle considerazioni sulla sicurezza nei parchi.

Ing. Aldo Avancini / Proposta Srl

Qualche giorno fa, in un pomeriggio soleggiato in cui ero libero da impegni di lavoro, mi trovavo a passeggiare beatamente (alla velocità di una tartaruga zoppa, per intenderci) su una strada quasi senza traffico, con pedonale e ciclabile ai due lati, guardandomi intorno estasiato dal paesaggio autunnale. 

A un certo punto, vedendo un pedone attraversare sulle strisce senza però guardare né a destra né a sinistra prima di farlo, mi sentii motivato a sottolineargli come il semplice girare la testa per verificare eventuali veicoli in arrivo avrebbe di molto elevato il suo livello di sicurezza nell’attraversamento. “Io attraverso sulle strisce, sono nel giusto e quindi non guardo!” fu la risposta quasi seccata che con mia sorpresa mi sentii dare.

Vista questa certezza, se fossi un assicuratore io ci penserei bene prima di assicurare la vita di questa persona e mi viene anche da dire che probabilmente ai tempi della scuola, durante le lezioni di fisica quel tipo non era mai stato particolarmente attento. Scherzi a parte, questo episodio ha generato in me alcune considerazioni e domande.

Per prima cosa mi è venuto da chiedermi: ma quella persona avrà mai fatto una riflessione sulle diverse energie in gioco (parlo di ordini di grandezza) in caso di incidente fra un pedone e una vettura?

Secondariamente, io non sono per nulla sicuro che la sua affermazione sia corretta: credo che l’attraversare una carreggiata senza curarsi di guardare di qua e di là semplicemente perché si è sulle strisce sia un comportamento del tutto estraneo al codice della strada. Mi ricordo anzi che si impone al pedone di camminare sul lato sinistro della carreggiata, per vedere le auto che avanzano.

Da ultimo mi è venuto in mente il concetto di autotutela, che tradotto significa che non puoi pensare che tutti pensino alla tua incolumità se per primo non ci pensi tu (tu che oltretutto sei il diretto interessato e soprattutto il primo beneficiario).

Ho anche fatto una riflessione su quanti ospiti accedono ai parchi di varie tipologie con una convinzione simile a quella di questo pedone, anche se ovviamente non esplicitata: non penso alla mia sicurezza (ed ovviamente a quella dei miei cari) perché qui tutto deve essere sicuro! Ma soprattutto alla mia sicurezza ci deve pensare il parco!

Questa filosofia, purtroppo più diffusa di quanto non si creda, non tiene in nessun conto che la sicurezza è il risultato di molteplici fattori (progettazione, costruzione, manutenzione, formazione di personale e ospiti, solo per citare i principali) tra i quali c’è però anche il comportamento responsabile degli stessi ospiti! 

È doveroso predisporre cartelli, pittogrammi, informazioni anche vocali e puntuali, ma riterrei assolutamente negativo dover pensare all’ospite di un parco come a un qualcuno di completamente acefalo, che bisogna condurre, controllare, aiutare e quant’altro. L’ospite deve essere consapevole di muoversi in un ambiente sicuro, dove le probabilità di incidente sono trascurabili, ma deve anche essere consapevole che il rischio zero non esiste: Il suo volersi bene nella normale accezione si materializza nel seguire le istruzioni dell’operatore, nel muoversi a bordo dell’attrazione con un comportamento adeguato alle indicazioni degli operatori comunicategli all’atto dell’imbarco, e così via. Distrarci continuamente con il cellulare mentre passeggiamo o andiamo in giostra, per esempio, di certo non incrementa il nostro livello di sicurezza personale e forse nemmeno quello dei nostri figli o di chiunque altro stia con noi.

Articolo estratto da Games&Parks Industry Novembre 2019, pagina 92

Ing. Aldo Avancini /  Proposta Srl / proposta_design@yahoo.it