La valutazione e riduzione del rischio nella nuova norma europea FprEN 13814-1:2018. IV Parte

La valutazione e riduzione del rischio nella nuova norma europea FprEN 13814-1:2018. IV Parte

2 Febbraio 2019 Off Di Facto Edizioni

/ di Gianni Chiari /

Prosegue l’intervento di Gianni Chiari sull’analisi dei rischi nelle attrazioni.

Gianni Chiari / Membro del Comitato Tecnico CEN/TC 152, ASTM F 24, ISO/TC254

IV parte (Leggi la prima parte, la seconda parte, la terza parte)

Negli articoli precedenti abbiamo discusso degli aspetti salienti di quell’attività che va sotto il nome di “analisi dei rischi” e che è diventata il cardine della strategia di gestione della sicurezza. Proseguirò ora su questo tema utilizzando come ho fatto fin qui un linguaggio semplice e informale, convinto come sono che è sempre prioritario far comprendere il concetto a tutti (anche a chi non ha specifici bagagli tecnici).

C’è un punto che ci tengo ad approfondire: il rischio residuo. Come sempre le norme tecniche ci vengono in aiuto. Partiamo quindi dalla definizione che viene riportata nella EN ISO 12100:2010 Sicurezza generale del macchinario-Principi generali di progettazione-Valutazione del rischio e riduzione del rischio, la quale recita così:

Rischio residuo: rischio che rimane dopo aver preso le misure di protezione.

  • Nota 1: La presente norma internazionale distingue
    • il rischio residuo dopo che il progettista ha implementato le misure di protezione;
    • il rischio residuo dopo che sono state implementate tutte le misure di protezione.
  • Nota 2: Vedere anche figura 2

Si discute molto sul rischio residuo e sul suo livello di accettabilità. In una società evoluta, per molti aspetti sensibile, vorrei dire anche molto più ‘litigiosa’ che in passato, il livello di accettabilità del rischio residuo e dei possibili danni si è abbassata notevolmente. Oggigiorno si tende a far causa e richiedere i danni per molto poco; non voglio giudicare se sia un bene o un male, sta di fatto però che il rischio residuo va considerato con molta attenzione.

Ricordate nel mio articolo di dicembre, la figura qui a destra che è anche quella che richiama la Nota 2 della definizione che ho appena citato?

Sostanzialmente, in questa figura si dice che il progettista deve adottare le misure in un certo ordine, ovvero:

  1. Misure di protezione integrate già nella progettazione
  2. Protezione e misure di protezione complementari
  3. Informazioni per l’uso.

Se possibile, per prima cosa elimino il pericolo: per esempio, ho una catena di trasmissione all’esterno che potrebbe intrappolare la mano di una persona creando un danno grave. Il progettista decide allora di sostituirla con un riduttore. A questo punto il pericolo della mano intrappolata nella catena non esiste più; l’ha eliminato. PRIMO STEP: ELIMINATO IL PERICOLO NON C’È PIÙ NEMMENO IL RISCHIO. 

Supponiamo che non sia possibile per varie ragioni eliminare la catena di trasmissione. In questo caso allora adotto una protezione, il cosiddetto ‘riparo’. Cioè installo ‘una scatola’ che racchiude i pignoni e la catena al fine di evitare che una mano la possa raggiungere rimandendo intrappolata e danneggiata. SECONDO STEP: MISURA DI PROTEZIONE COMPLEMENTARE.

Adesso a carico del progettista resta l’ultima misura possibile: le istruzioni per l’uso. Nel manuale di uso e manutenzione scriverà di fare attenzione perché dietro il riparo (la scatola) ci sono organi meccanici in movimento con rischio di essere trascinati e schiacciati dalla catena di trasmissione. Se è bravo e coscienzioso farà anche mettere sul riparo il pittogramma “organi in moto-non effettuare manutenzioni con la macchina in movimento o senza aver rispettato la procedura per la messa in manutenzione”. TERZO STEP: INFORMAZIONI PER L’USO. 

Il progettista informerà inoltre l’utilizzatore sul rischio residuo di operare in fase di manutenzione e messa a punto senza il riparo montato: rischio di intrappolameto, taglio ed altri danni spesso irreversibili. Fatto anche questo, avrà fatto tutto quanto era nelle sue possibilità.

A questo punto tocca all’operatore completare la riduzione del rischio tramite:

  • Organizzazione del lavoro (con procedure, sorveglianza, permessi di lavoro)
  • Fornitura ed uso di protezioni aggiuntive
  • Uso dei dispositivi di protezione individuale
  • Formazione

Tutte queste misure di sicurezza partecipano alla riduzione o mitigazione del rischio residuo, che però in parte resta, ma ad un livello il più basso possibile. Non sarà mai zero (il rischio zero non esiste) ma sarà a un livello accettabile.

I manutentori hanno imparato che le ‘raccomandazioni’ del progettista, contenute nelle istruzioni per l’uso, hanno ridotto a un livello accettabile i pochi rischi residui. Occorre ribadire che il progettista arriva fino ad un certo punto della strategia di riduzione e mitigazione del rischio, facendo tutto il possibile da parte sua; il passo successivo lo deve fare l’utilizzatore.

Questa strategia combinata ci consente di contenere il rischio in un ambito quanto meno accettabile e se proprio dovesse accadere un incidente non vi dovrebbero essere comunque danni irreversibili/irreparabili.

È ora giunto il momento di chiederci: come funziona quest’approccio nelle attrazioni? Quanto è accettabile un possibile rischio residuo? Per esperienza personale direi molto poco. Oggi, come dicevo, si fa causa per poco o anche niente. Allo stesso tempo da parte degli ospiti non ci si sforza minimamente per rafforzare la propria sicurezza tenendo comportamenti adeguati. Oltre l’80% degli incidenti sulle giostre sono dovuti a comportamento scorretto dei passeggeri e del pubblico.

Ci sarebbe molto da dire sull’attenzione che gli ospiti dei parchi prestano ai cartelli con tutte le avvertenze di sicurezza installati nei pressi delle attrazioni. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo, il rischio zero non esiste, dobbiamo metterci del nostro perché nulla accada e perché, se nonostante tutto qualcosa dovesse accadere, il danno sia limitato.

A livello internazionale stiamo lavorando molto sugli aspetti del comportamento dei passeggeri e del pubblico perché vorremmo ridurre ancora il già basso numero di incidenti. In un futuro vicino questo potrebbe voler dire incrementare il livello dei dispositivi di ritenuta (come cinture e barre di sicurezza) anche su attrazioni che in passato non li richiedevano.

Chiudo questo articolo sul rischio residuo citando un’avvertenza della norma americana ASTM sulle responsabilità degli ospiti:

Responsabilità degli ospiti

1. L’utilizzo di qualsiasi giostra, dispositivo o attrazione ha dei rischi intrinsechi. Chi usa una giostra, un dispositivo o un’attrazione, nell’usarli accetta i rischi intrinsechi di tale azione; rischi di cui una qualsiasi persona dotata di normale prudenza è o dovrebbe essere consapevole. Gli ospiti hanno il dovere di avere buon senso ed agire responsabilmente quando usano una giostra, un dispositivo o un’attrazione e di osservare tutte le avvertenze scritte e/o verbali, prima o durante l’utilizzo, o sia prima che durante.

2. È dovere degli ospiti non utilizzare in nessun modo giostre, dispositivi o attrazioni quando sono sotto l’effetto di alcool o droghe.

3. È dovere degli ospiti usare in modo corretto tutte le attrezzature di sicurezza che vengono loro fornite.

Ognuno faccia la sua parte e il risultato finale sarà certamente buono, perché somma positiva di tante scelte e azioni corrette.

Articolo estratto da Games&Parks Industry Febbraio 2019, pagina 80

Gianni Chiari /  Membro del Comitato Tecnico CEN/TC 152, ASTM F 24, ISO/TC254  e Responsabile del progetto ‘Una giostra per tutti’. info@technicalservices.it