
Riflessioni ad alta voce
3 Marzo 2019/ di Aldo Avancini /
L’Ing. Avancini tratta questo mese di norme con un suo approccio personale.

Ho recentemente partecipato a un incontro – anzi ‘presenziato’ è forse il termine più corretto, visto che non era possibile porre domande né tantomeno interloquire con i relatori – il cui oggetto era la sicurezza applicata ad uno specifico settore di attività, ossia le attrazioni. Ne sono uscito facendo tra me e me alcune riflessioni che vorrei condividere con voi.
La prima riguarda la notevole enfasi posta nel termine “norma”, sempre più ripetuta anche a fronte di concetti che a mio avviso non occorrerebbe discutere, perlomeno fra tecnici. Dire ad esempio che prima di costruire occorre seguire la “norma” che prevede la richiesta di autorizzazioni, rilascio e quanto altro, non mi sembra una grande indicazione finalizzata alla sicurezza (se non di tipo amministrativo per il committente/progettista).
Ma tralasciando ogni aspetto non direttamente tecnico, vorrei sottolineare come alcuni concetti non siano completamente recepiti nel giornaliero.
Nel nostro settore, in particolare, è alquanto diffusa la posizione di coloro che propongono il concetto: “Segui le norme e sarai al sicuro”. Quest’affermazione si scontra con tre pilastri fondamentali, ovvero:
(1) il fatto che cogente è il dover progettare, costruire eccetera ogni cosa alla regola dell’arte, rimanendo la considerazione che applicati norme o codici internazionalmente accettati e provati, non sei tenuto a dimostrare che hai operato alla regola dell’arte. E questa è di sicuro una conseguente facilitazione;
(2) sussiste una “indeterminazione” che deriva da una sovrapposizione di norme – e spesso la sovrapposizione è importante e sono importanti anche le norme coinvolte – che non è facile dirimere. Anzi mi correggo, è facile dirimerla con buon senso e professionalità, ma quasi sempre buon senso e propensione ad assumere responsabilità non vanno di pari passo e non sono patrimonio comune di tutti i professionisti;
(3) da ultimo occorre porre attenzione a non cadere nella condizione che io definisco di “notaio tecnico” ma al contempo a non voler trovare sempre e comunque una norma. A spiegazione di quest’ultima affermazione cito che la “norma” deriva dalla necessità di ‘controllare’ un qualcosa che è di pubblico accadimento, e quindi fino all’editazione della norma, tutti gli attori di quell’accadimento sono per definizione fuori norma.
Per spiegarmi con un esempio: se io pesco con arco e freccia, e riesco a rendere popolare questo sport, ai primi inevitabili incidenti si sentirà la necessità di normare questo sport, con la considerazione che sino alla pubblicazione della norma ad hoc, tutti hanno operato fuori norma! Resta però di fondo la sensazione che tutto debba essere visto in funzione del positivo quanto puntuale superamento di un qualcosa, sia esso il collaudo, l’ispezione, la visita e quant’altro. Non è forse più corretto aderire al concetto che se permeiamo la nostra attività del normale buon senso del padre di famiglia nell’applicare le varie legislazioni oggi vigenti, magari si lavora meglio tutti quanti?
Ad esempio, non ho sentito parlare a quell’incontro di “approccio prestazionale”, che pone sì l’attenzione su molti aspetti, privilegiando comunque e in primis quello della sicurezza delle persone, senza però limitare eccessivamente la libertà progettuale. La stessa analisi del rischio è presentata come il mastino che controlla tutto, mentre a mio avviso è da considerarsi il fondamento positivo che permette, durante la progettazione, di tener conto degli accadimenti, di eventuali rischi insorgenti, della loro probabilità e delle loro possibili conseguenze.
Articolo estratto da Games&Parks Industry Marzo 2019, pagina 84
Ing. Aldo Avancini / Proposta Srl / proposta_design@yahoo.it