Arte pensata per Instagram

Arte pensata per Instagram

2 Settembre 2020 Off Di Facto Edizioni

/ Nell’epoca dei contenuti visivi, i musei vanno su Instagram /

“Se non vedo le foto, non ci credo”. Da sempre alle storie incredibili degli amici si rispondeva qualcosa del genere, ma da quando sono arrivati i social media il principio vale ancora di più. Se una cosa non si può postare on-line, è successa? Se non metti le foto della vacanza su Facebook, ci sei stato? Se incontri una persona famosa e non ti ci fai un selfie, sarà vero o sarà stato solo un sogno?

Persino i musei, che un tempo avevano il monopolio sui contenuti visivi interessanti prima che le fotografie diventassero onnipresenti, si stanno muovendo verso questo stile dettato dai contenuti visivi on-line. “Ovviamente i visitatori vengono nei musei per vedere i quadri, ma vogliono anche scattare fotografie, e nell’era di Internet mettono quelle fotografie on-line sui social media”, ha detto JiaJia Fei, digital strategist specializzata nel settore artistico che ha collaborato con istituzioni come il Guggenheim Museum a New York, in un TED Talk intitolato “L’arte nell’era di Instagram”. E in modo eloquente ha continuato: “Nell’epoca precedente alla fotografia digitale, il messaggio era: ‘Questo è quello che vedo. Ho visto’. Oggi il messaggio è: ‘Sono stato qui. Sono venuto, ho visto, ho scattato un selfie’”.

Wow Museum di Zurigo.

In risposta a questo trend, negli ultimi anni ha iniziato a comparire un nuovo tipo di installazione: i musei fatti per Instagram o ‘instagrammabili’ che dir si voglia, che sembrano esistere al solo scopo di produrre foto perfette. Il primo è stato il Museum of Ice Cream a New York: la fondatrice Maryellis Bunn sognava di fare il bagno nelle codette di zucchero e così ha creato una galleria d’arte interattiva basata su quell’idea. Il suo museo ha aperto i battenti nel 2016 come esperienza pop-up, poi si è spostato in diverse altre città e alla fine ha trovato una sede definitiva a Soho nel 2019 (una seconda sede, successiva, è a San Francisco). È un tripudio di rosa, con installazioni come luci a forma di coni, un’altalena che sembra un gigantesco gelato biscotto e una piscina di codette. Come ha scritto Scottie Andrew per la CNN: “Magari non si impara molto sulla storia di…

Continua a leggere Games&Parks Industry Settembre 2020, pagina 12