Facebook ha comprato Whatsapp per 19 miliardi di dollari

Facebook ha comprato Whatsapp per 19 miliardi di dollari

3 Gennaio 2020 Off Di Oscar Giacomin

/ Ma poteva essere un suo progetto a costo zero! /

Cari lettori e colleghi, oggi vi voglio raccontare la vera storia di una delle compravendite più clamorose degli ultimi anni: l’acquisizione (iniziata nel 2014 e conclusa nel 2019) da parte del social network Facebook del più usato instant messaging a livello mondiale, sempre più uti-lizzato anche per il business aziendale: WhatsApp. Questo racconto ci deve far riflettere quando bocciamo a priori le proposte commerciali che arrivano alle nostre aziende. Classe 1976, Jan Koum, l’inventore di WhastApp, ha oggi un patrimonio miliardario, ma è un uomo di umilissime ori-gini. Nasce a Kiev e cresce nell’Ucraina sovietica fino ai 16 anni, quando con nonna e mamma si trasferisce negli Stati Uniti in cerca di una vita più dignitosa. Con grandi sacrifici, grazie anche ad un programma di assistenza sociale, la famiglia riesce a permettersi un modesto appartamento in California.
Dopo giusto un paio di anni dall’arrivo, Koum si appassiona all’informatica. Vista la carenza di soldi in casa, inizia a studiare da autodidatta con i manuali presi in prestito dalle biblioteche pubbliche. Con dei piccoli lavoretti contribuisce a mantenere la famiglia e contemporaneamente si iscrive all’università.
Proprio qui conosce un gruppo di hacker a cui si lega; tra questi alcuni dei personaggi che hanno cambiato in parte anche le nostre vite, come i fondatori di Napster, Shawn Fanning e Sean Parker. Nel 1997 grazie a tutte le conoscen-ze acquisite, viene assunto da Yahoo! dove entra in contatto con Brian Acton (l’altro fondatore di WhatsApp) con il quale stringe una forte amicizia, soprattutto in seguito alla morte della madre, mancata per un cancro nel 2000.
Koum lavora in Yahoo! per nove anni, per poi dimettersi nel 2007 insieme all’amico. I due iniziano allora a viaggiare per l’America Latina e a un certo punto, dopo essersi visti chiudere la porta in faccia da Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook dove sognavano di lavorare, iniziano ad interessarsi al mondo delle app. In particolare, vogliono studiare una funzione capace di mettere in contatto le perso-ne tra loro in modo facile e veloce, senza necessità di pas-sword e account, ma solo attraverso il numero di cellulare. Ebbene, nel 2009 Jan crea quest’applicazione tanto sogna-ta e convince Acton ad entrare in società con lui: entrambi riescono ad ottenere un prestito di 250 mila dollari che fa letteralmente decollare WhatsApp.
Nel febbraio 2014 inizia la trattativa di vendita e l’acqui-sizione dei software di gestione per i sistemi Android e iOS. Intimorito dall’impennata clamorosa e quindi dalla pericolosissima concorrenza fatta a Facebook dal nuovo servizio di messaggistica diventato in pochi anni leader dei programmi di instant messaging – WhatsApp aveva già allora 450 milioni di utenti attivi ogni mese e 320 milioni al giorno – Mark Zuckerberg decide di mettere sul tavolo una cifra astronomica per acquisire WhatsApp: quattro miliardi in contanti, 12 miliardi in azioni (183,9 milioni di titoli) e altri tre in azioni vincolate per i fondatori e i dipendenti del gruppo. Totale: 19 miliardi di dollari ovvero, giusto per capi-re l’ordine di grandezza, 19 volte la cifra pagata due anni prima per Instagram.
Ma quell’acquisizione segna anche la rivincita di Jan Koum e del suo amico e socio in affari Brian Acton. I due, che anni prima Zuckerberg non aveva voluto assumere, si uniscono a Facebook come executive, dunque dirigenti di vertice, ed entrano a far parte del consiglio di amministrazione del social network.
Lasceranno il colosso dopo qualche anno: Acton nel set-tembre 2017 e Koum nel maggio 2018. E nel suo post di commiato di allora Koum scriveva: “Sono quasi 10 anni che io e Brian abbiamo creato WhatsApp ed è stato un viaggio meraviglioso con persone formidabili. Ma ora per me è il momento di voltar pagina… Lascio in un momento in cui la gente usa WhatsApp con più modalità di quante io potessi mai immaginare. La squadra è più forte che mai e continuerà a fare cose incredibili. Mi prendo del tempo per godermi cose al di fuori della tecnologia, come collezionare Porsche raffreddate ad aria, lavorare sulle mie auto e gioca-re a frisbee”.
Con un patrimonio che oggi supera i 10 miliardi di dollari, l’ex immigrato che viveva con i buoni pasto dell’assistenza sociale, un po’ di vacanza se la può permettere… e se la merita tutta!

Oscar Giacomin  / General Manager, Facto Edizioni

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