L’evoluzione dei parchi a tema
12 Gennaio 2020/ di Valerio Mazzoli /
Nuove strade e prospettive sotto la lente.
Sono trascorsi 65 anni dall’inaugurazione del Disneyland di Anaheim in California, primo parco di divertimenti aperto dalla Walt Disney Company e primo vero parco a tema per l’epoca. Fu proprio lui, grazie al genio di Walt Disney che resta a tutt’oggi ineguagliabile, ad aprire la strada ad un nuovo mondo dell’intrattenimento e della fantasia al quale tutti noi dobbiamo tantissimo.
Certamente la qualità dei grandi parchi a tema ha oggi raggiunto un livello altissimo: basta pensare ad Universal Studios (la concorrente più diretta della Disney) e a seguire grossi gruppi come Merlin Entertainments, Six Flags, Cedar Fair, Parques Reunidos, Compagnie Des Alpes e tutte le altre importanti società che hanno realizzato progetti grandiosi in tutto il mondo. Purtroppo la corsa al successo – inteso sia come prestigio e popolarità sia come (e soprattutto) profitto – ha offuscato la fantasia dei creativi che spesso si ispirano ad attrazioni o temi già utilizzati in altri progetti e soprattutto tendono a riprodurre temi o tecnologie dei colossi come Disney e Universal, con budget però inadeguati.
Come in tutte le cose, è arrivato anche il momento dei grandi cambiamenti e trasformazioni. Abbiamo tutti visto come nel settore dei parchi si è fatto più che uso un abuso della realtà virtuale, cercando di trasformare vecchi roller coaster in grandi novità. Il pubblico però non viene tratto in inganno facilmente; è sempre più preparato, critico ed esperto e non si accontenta di semplici escamotage (anche perché i biglietti dei parchi hanno costi di un certo peso per il budget di una famiglia tipo) pretendendo invece il meglio dal piccolo grande ‘investimento’ che dedicano al divertimento di una giornata.
È mio parere che ci stiamo avvicinando ad una nuova era nei parchi a tema. Certamente i colossi continueranno a realizzare attrazioni uniche – vedi i land Star Wars: Galaxy’s Edge di Disney e The Wizarding World of Harry Potter di Universal Studios – con budget improponibili per chiunque altro, e altrettanto sicuramente dobbiamo aspettarci sempre più grandi cose da nazioni come Cina e Arabia Saudita, dove già ci sono realtà considerevoli e si sta sviluppando un nuovo mercato con investimenti decisamente importanti.
Quello che personalmente trovo interessante è però anche lo sforzo che si sta facendo in realtà più modeste ovviando agli investimenti mostruosi con l’applicazione di nuove tecnologie e con un nuovo modo di presentare storie ed avventure coinvolgendo il pubblico con spettacoli, live show, eventi speciali (in certi casi anche corporate), visite al parco diversificate per vari tipi di utenze, eccetera. Il parco a tema diventa così una piccola città dell’intrattenimento da poter vivere ogni giorno o quasi, e in modi diversi.
Certamente fondamentale è la location: se il parco sorge in una zona con un grande bacino di utenza si può pensare ad un progetto di dimensioni interessanti visto il ricambio continuo di pubblico. Viceversa, se si tratta di un parco a tema con un pubblico ripetitivo, bisognerà pensare ad attrazioni da poter sostituire o rinnovare ogni due/tre anni per mantenere vivo l’interesse del visitatore abituale.
Ieri come oggi, la magia di un parco a tema resta comunque grande e unica, così come la gioia di vivere in quel luogo da sogno una giornata speciale all’aperto fatta di grandi emozioni, che non passano attraverso computer, Tv e videogame. Mi piace pensare che i parchi a tema sono delle aziende non inquinanti e salutari, nelle quali il visitatore investe volentieri il costo del biglietto.
Articolo estratto da Games&Parks Industry Gennaio 2020, pagina 74
Valerio Mazzoli / theme park & attraction designer / info@valeriomazzoli.com