
Passaporto vaccinale: nel mondo, tre su quattro persone lo vogliono
4 Aprile 2021Con le campagne vaccinali anti-Covid 19 che stanno finalmente progredendo, l’estate delle vacanze che si avvicina e la sofferente industria turistica da far ripartire il prima possibile nei diversi Paesi, diventa di estrema attualità il tema del passaporto vaccinale, ovvero una certificazione sanitaria (cartacea o digitale) che attesti l’avvenuta immunizzazione dal virus. Una soluzione che permetterebbe di tornare a viaggiare all’estero in relativa sicurezza e che all’interno di una nazione potrebbe essere un lasciapassare per eventi come concerti e spettacoli o persino per locali come ristoranti.
Nel mondo le nazioni stanno procedendo in ordine sparso: Cina e Israele, per esempio, hanno già da mesi un pass vaccinale; gli Usa ne stanno discutendo e il Regno Unito ci sta lavorando così come l’Unione Europea che entro giugno varerà il suo (si chiamerà ‘Certificato EU Covid-19’), mentre alcuni suoi stati membri ne hanno già approntato uno nazionale o sono vicini ad averlo.
Ma quali sono le opinioni dei cittadini in merito? Un recente sondaggio condotto da Ipsos in 28 nazioni tra il 26 marzo e il 9 aprile per il World Economic Forum rivela che tre adulti su quattro concordano sul fatto che il passaporto vaccinale dovrebbe essere richiesto a tutti i viaggiatori che entrano nella loro nazione (78%) e che sarebbe una misura efficace per rendere più sicuri i viaggi e i grandi eventi (73%). Le percentuali variano ovviamente da nazione a nazione: tra le più a favore la Malaysia (92% e 92%), il Perù (90% e 82%), l’Argentina (88% e 84%), e la Cina (83% e 84%), mentre sul fronte opposto troviamo Ungheria (52% e 52%), Russia (59% e 53%) e Polonia (58% e 57%).
Se il mondo vota sì e con ampia maggioranza al pass vaccinale in merito a viaggi e grandi eventi, solo circa la metà degli intervistati (55%) ritiene che la certificazione debba essere richiesta per negozi, ristoranti e uffici. Anche in questo caso i livelli di accordo/disaccordo sono diversi: dal forte sostegno in India (78% d’accordo), Cile (75%) e Perù (70%) all’opposizione diffusa in Russia (72% in disaccordo), Ungheria (59%), Polonia (55%), Usa (52%) e Belgio (52%).
Una delle questioni più delicate e dibattute quando si parla di passaporti vaccinali riguarda il trattamento dei dati personali (dati particolarmente delicati visto che si parla di salute) e il relativo rischio per la privacy dei soggetti. Il tema viene affrontato anche da Ipsos nel suo sondaggio e ciò che emerge è che in media otto persone su dieci (84%) affermano di consentire senza problemi al proprio medico l’accesso ai propri dati sanitari e registrazioni delle vaccinazioni. Tuttavia poco più della metà degli intervistati afferma lo stesso rispetto al proprio datore di lavoro, il 50% dei rispondenti rispetto al proprio Governo e solo quattro persone su dieci rispetto a società private.
In generale, le persone più anziane tendono a condividere informazioni sanitarie personali con il medico in misura maggiore rispetto alle persone più giovani. Al contrario, i giovani tendono a sentirsi più a loro agio nel consentire al proprio datore di lavoro, al Governo e a società private l’accesso ai dati sanitari e registri delle vaccinazioni.
Oscar Giacomin / General Manager, Facto Edizioni
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