Elon Musk acquista Twitter: come potrebbe cambiare ora il social network? 

Elon Musk acquista Twitter: come potrebbe cambiare ora il social network? 

3 Aprile 2022 Off Di Oscar Giacomin

è notizia di queste ore che il Cda di Twitter ha accettato l’offerta di Elon Musk: il patron di Tesla ha così conquistato Twitter e presto la ritirerà dalla Borsa americana. La rete sociale più influente nel campo dell’informazione, con oltre 200 milioni di utenti, diventa di proprietà esclusiva dell’uomo più ricco del mondo: un imprenditore di grandi capacità e geniale, ideologicamente liberista e libertario, allergico alle regole, che ha già detto di voler rivoluzionare la piattaforma, eliminando ogni limite all’accesso sulla base di un’interpretazione radicale del free speech garantito dal Primo emendamento della Costituzione americana (norma che, in realtà, riguarda i poteri pubblici, non i privati).

La conseguenza a breve termine, che si sta già verificando, è il ritorno su Twitter degli esponenti dell’ultradestra il cui account era stato bloccato per aver violato i termini di servizio della rete con incitazioni alla violenza sfociate nell’assalto al Congresso di 15 mesi fa. Donald Trump, anche lui a suo tempo “silenziato”, ha già detto che non intende comunque tornare su Twitter, dato che nel frattempo ha costruito la sua rete sociale, Truth Social. Non è detto che non cambi idea, visto, tra l’altro, che la sua nuova impresa di comunicazione stenta a prendere quota. La sortita a caldo dell’ex presidente può anche avere una motivazione economica: Truth Social fa capo a una Spac, una sorta di società speciale controllata da investitori amici di Trump, che ha perso il 44% del suo valore nell’ora successiva all’annuncio della cessione di Twitter a Musk. 

L’acquisto di una piattaforma d’informazione così potente da parte di un industriale visionario che è anche un capitalista spregiudicato e un abile e innovativo influencer con 83 milioni di follower, abituato a intervenire su tutto ciò che riguarda il futuro della civiltà, può però avere conseguenze di lungo periodo ancor più rilevanti tanto sul giornalismo quanto nel campo della politica. Il 2 aprile Musk aveva offerto 43 miliardi di dollari cash (54,20 dollari per azione) per rilevare l’intero capitale dell’azienda, ma gli amministratori di Twitter avevano reagito alla proposta, pur molto conveniente, costruendo barricate: si erano messi a cercare altri possibili acquirenti e avevano dato via libera all’emissione di una “pillola avvelenata” (una tecnica finanziaria che rende l’acquisizione più costosa e complessa). Sembrava che il capo di Tesla e SpaceX dovesse prepararsi ad un lungo assedio, ma tutto è cambiato nelle ultime ore con una serie di colpi di scena. In primo luogo Musk ha spazzato via lo scetticismo di chi lo considerava un imprenditore ricco ma non liquido (il suo patrimonio è tutto in azioni) dimostrando, nero su bianco, di fare sul serio: ha presentato alla SEC (l’authority di Borsa americana) un piano di finanziamento della scalata basato su due prestiti della Morgan Stanley e di altre banche per un totale di 25,5 miliardi di dollari, mentre altri 21 miliardi verranno dalla vendita di azioni Tesla. Poi il partito repubblicano si è mosso a sostegno di Musk con una lettera di 18 membri della Commissione Giustizia della Camera che, in sostanza, minaccia di aprire in futuro un’indagine parlamentare sul comportamento del board della società. Infine Musk ha parlato personalmente con diversi grandi azionisti della società spiegando in dettaglio i suoi progetti: Twitter resa meno dipendente dalla pubblicità, che diventa un servizio a pagamento (2 o 3 dollari al mese), con la possibilità di modificare i propri post. Questi azionisti hanno poi detto al presidente della società, Bret Taylor, di sostenere la proposta di Musk. Taylor ha così incontrato il capo di Tesla, e dopo alcuni contatti tra Musk e altri membri del board, il Cda ha defintivamente deciso per il sì senza nemmeno aspettare la scadenza del 28 aprile, quando Twitter comunicherà i dati del primo trimestre 2022. Probabilmente molto negativi, prevede il guru della CNBC Jim Cramer.

Tra le voci che si sono espresse pubblicamente a favore di Musk, c’è anche quella del fondatore di Twitter, Jack Dorsey. A 45 anni, Dorsey è un influentissimo imprenditore statunitense: ha fondato l’impresa che cinguetta nel 2006 e ne è stato a più riprese amministratore delegato, fino al 2021. Le sue dichiarazioni sono rassicuranti: in una serie di tweet, Dorsey ha scritto che nonostante a livello ideale non ritenga che Twitter debba essere di proprietà di una sola persona, “Elon è l’unica soluzione di cui mi fido, così come mi fido della sua missione di estendere la luce della consapevolezza”, qualunque cosa intenda. Più concretamente Dorsey ha detto di condividere l’obiettivo di Musk di rendere Twitter più inclusiva e trasparente, come anticipato nel comunicato stampa con cui l’imprenditore aveva annunciato l’imminente acquisto della società. “La strada è quella giusta” ha concluso Dorsey. “Ci credo con tutto me stesso”.

Oscar Giacomin  / General Manager, Facto Edizioni

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