HASHTAG: perché e come usarli
6 Novembre 2024Già da diversi anni la comunicazione sui social media si è arricchita di uno strumento molto prezioso nell’ambito del marketing: l’hashtag. Gli hashtag, come anche i tag, corrispondono a parole chiave (singole o unite in una frase senza spazi tra loro) contrassegnate dall’essere precedute dal simbolo cancelletto (#), che servono a etichettare e rintracciare più facilmente soggetti di proprio interesse.
In pratica, quando si pubblica un contenuto in un social network, inserendo nel post un elemento costituito dal carattere # seguito (senza nessuna spaziatura) dall’argomento di cui si parla principalmente in quel contributo, si rende immediatamente disponibile il proprio intervento a chi, digitando nella stringa di ricerca del social network quell’hashtag (o cliccando direttamente da un post), mostri interesse per quello specifico tema e voglia trovare tutte le informazioni ad esso correlate.
Gli hashtag sono, per capirci, dei ponti che collegano utenti con interessi simili. Usandoli, i contenuti diventano parte di una conversazione più ampia, aumentando così la loro visibilità e raggiungendo un pubblico più vasto. Inoltre permettono agli utenti di filtrare e scoprire, in un mare di dati, informazioni pertinenti.
Stando così le cose, è evidente che per le aziende e i professionisti del marketing, gli hashtag sono strumenti potenti per promuovere campagne, incrementare la visibilità, monitorare il feedback dei clienti e partecipare alle tendenze di settore. Il loro uso strategico può far aumentare in modo significativo l’engagement dei post, trasformando semplici messaggi in potenti strumenti di marketing.
Scegliere gli hashtag giusti per i propri post sui social media è un’azione da non sottovalutare. Esistono vari criteri che possono essere considerati:
rilevanza: l’hashtag deve essere strettamente legato al contenuto del post e al messaggio che si vuole trasmettere;
popolarità: hashtag molto usati possono aumentare la visibilità, ma anche rendere il proprio contenuto uno fra i tanti. Al contrario, hashtag di nicchia possono raggiungere un pubblico più specifico e interessato;
unicità: ci sono aziende che dettano i propri hashtag, solitamente concisi, facili da ricordare e contenenti il nome dell’azienda, di un prodotto o di un marchio. In alcuni casi questi hashtag nascono addirittura dai clienti e le aziende in questione non fanno altro che inserirli nei loro post, così da aumentare le interazioni, motivando al tempo stesso i propri clienti a usare a loro volta quell’hashtag;
memorabilità: questo criterio non va sottovalutato perché se un hashtag è facile da ricordare ha maggiori probabilità di essere utilizzato e ricercato dagli utenti.
Il consiglio che gli tutti gli esperti di marketing danno alle aziende quando si parla di scelta di hashtag adatti a raggiungere il bacino di utenza di proprio interesse è quello di non improvvisare. In primis, si dovrà definire gli obiettivi della propria strategia di hashtag marketing (aumentare il raggio di azione, il numero di link o dei visitatori del sito ecc.) e andrà svolta una ricerca preventiva approfondita, valutando ad esempio, quanto sono efficaci in termini di utilizzo gli hashtag che si ipotizza di usare, sapendo anche che questa ricerca andrà rieseguita periodicamente. Lo stesso vale per la ricerca degli hashtag di tendenza al momento, che se usati espandono notevolmente la visibilità dei contenuti (esistono a riguardo anche dei veri e propri elenchi da poter consultare online). Sarà utile inoltre svolgere un’analisi della concorrenza, e non dimenticare mai che i risultati andranno misurati confrontando i numeri presi come riferimento prima, durante e dopo la campagna, così da poter così aggiustare nel tempo la propria strategia.
Ma quanti hashtag si possono/devono usare? Certe piattaforme fissano dei paletti: Instagram consente di usarne fino a 30 per post e 10 per le storie. Ma la quantità ideale dipende molto dagli obiettivi e dal tipo di pubblico. In linea di massima, gli esperti consigliano di puntare su pochi, persino pochissimi (2) hashtag, supermirati e pertinenti però. Questo per non appesantire eccessivamente i post e non rischiare di ottenere un risultato assolutamente controproducente, ovvero l’essere percepito come spam, indisponendo così l’utente.
Oscar Giacomin / General Manager, Facto Edizioni
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